Nel week-end dal 13 al 15 Ottobre 2006 si è tenuto a Leida il secondo International Congress on the Recorder Orchestra (http://www.icro.nl/), organizzato dall’ensemble Praetorius. Quelli che seguono sono alcuni ricordi e considerazioni su questi tre giorni interamente dedicati al flauto dolce ai quali ho avuto il piacere di partecipare.
La manifestazione si è aperta il venerdì sera con il concerto del Trio Passaggio, una formazione creata per l'occasione da Matthias Maute (http://www.matthiasmaute.com/) al flauto dolce, un sorprendente Stefano Intrieri al clavicembalo e il poliedrico Norbert Kunst al fagotto barocco. La resa d'insieme del programma eseguito, diviso in due parti rispettivamente dal 17mo e 18mo secolo, è stata piacevole e di pregio, ma forse è mancato un pizzico d’affiatamento fra i musicisti. L'aspetto che ha colpito maggiormente è stata invece la capacità tecnica individuale dei tre musicisti.
Stefano Intrieri, clavicembalista italiano da molti anni all'estero, ha forse guadagnato la maggiore attenzione dell'audience per un'esecuzione densa d'energia, un accompagnamento di gran sostanza e un virtuosismo che raramente si ascolta dal vivo sul clavicembalo. Norbert Kunst, direttore artistico dell'intera manifestazione ICRO, ex costruttore di flauti dolci, direttore dell'ensemble Praetorius, contrabbassista jazz, ha voluto dare personalmente il benvenuto agli ospiti offrendo un fermo punto di riferimento al trio con il suo fagotto barocco. Infine Matthias Maute, notissimo dolcista, compositore e teorico della "nuova" generazione, ha stupito il pubblico con un'incredibile tecnica strumentale ricca di diminuzioni e improvvisazioni velocissime, ma soprattutto di una gamma dinamica estrema: pianissimi e fortissimi che pochi al mondo sono in grado di ottenere, rimanendo intonati, su uno strumento come il flauto dolce.
Incidentalmente, avendo avuto la giornata di venerdì a disposizione, sono riuscito a organizzare una battuta di caccia di spartiti ad Amsterdam. Grazie alle segnalazioni di Daniele Bragetti e Seiko Tanaka, che in quella città hanno vissuto per anni, sono andato a colpo sicuro: Broekmans & van Poppel (http://www.broekmans.com/) e Saul Groen (http://www.saulbgroen.nl/). I primi sono stati molto gentili e per quasi due ore mi hanno lasciato curiosare in libertà fra le decine di scaffali dedicati al flauto dolce: sono stati ripagati con abbondanti acquisti! Già sazio mi sono recato al secondo negozio, dove però non mi hanno permesso di ricercare liberamente e così ho dovuto fare richieste più precise, il che non ha purtroppo impedito altri acquisti… Entrambi i negozi accettano ordini via internet e spediscono senza problemi in Italia (anche se tramite posta ordinaria e con carta di credito).
Tornando all’ICRO, le due giornate di sabato e domenica sono state occupate da una serie di workshop fra i quali destreggiarsi e purtroppo scegliere (non era possibile seguire tutto), mini-concerti di un'ora ciascuno degli ensemble partecipanti al congresso e un ulteriore concerto principale alla fine di ciascuna delle due giornate.
Al sabato mattina tutti i partecipanti (circa novanta) hanno rotto il ghiaccio suonando insieme alcuni pezzi proposti e diretti da Colin Touchin, compositore e direttore, un veterano delle orchestre di flauti dolci. Da una successiva chiacchierata con lui è emersa la sua idea su questo tipo di formazione, ovvero la necessità di standardizzare sia l'organico sia il repertorio e far sì che un giorno tutte le orchestre di flauti dolci possano fruire di composizioni e arrangiamenti comuni.
I workshop che ho personalmente seguito sono stati tutti più o meno interessanti, anche se purtroppo in alcuni casi si è parlato quasi esclusivamente olandese invece che inglese. Matthias Maute ha proposto alcuni esercizi tratti dal suo recente libro sull'improvvisazione per il flauto dolce; Hester Groenleer e Miako Klein, due neo diplomate del Conservatorio di Amsterdam, hanno mostrato l'uso e la sperimentazione di effettistica elettronica sul flauto dolce; Clea Galhano, una brava dolcista brasiliana, ha proposto alcune trascrizioni per quartetto di musiche spagnole e brasiliane; Reine Marie Verhagen, docente al conservatorio dell'Aia, in collaborazione con alcuni suoi studenti ha tenuto una presentazione dello 't Uitnemend Kabinet, una raccolta seicentesca di pezzi a solo, duetti e piccole formazioni di strumenti vari.
Infine, sicuramente notevole il seminario di Heiko ter Schegget sulla produzione del suono. Una prode volontaria ha accettato di eseguire una semplice melodia di van Eyck che ha dato lo spunto per una bellissima lezione su intonazione, estensione della dinamica, qualità del suono e proiezione dello stesso in grandi ambienti.
Riguardo ai due concerti principali di sabato e domenica sera, il primo è stato proposto dall'ensemble Praetorius (http://www.praetorius.nl/), in collaborazione con l'ensemble vocale Sweelinck e i coreografi Leine & Roebana. Durante l'esecuzione del programma, quasi tutto tratto dall'opera del compositore seicentesco olandese Sweelinck, ad eccezione di un'inserzione del contemporaneo Joost Kleppe, davanti all'ensemble hanno danzato tre ballerini in uno stile coreografico decisamente contemporaneo (mi dicono ricordasse la tecnica Limon), il tutto commentato da una ottima e movimentata regia delle luci e alcuni accorgimenti scenici curiosi. Ad esempio, per l'esecuzione del brano contemporaneo, i 20 musicisti hanno dovuto cambiare strumenti: per farlo sono stati "prelevati" dai ballerini e portati in processione dietro le quinte, nella semi oscurità e nel silenzio del pubblico, per poi tornare in scena allo stesso modo. L'accostamento di una così particolare idea coreografica al programma musicale eseguito ha forse lasciato perplessi molti, ma in realtà l'esperienza complessiva è stata molto più ricca e piacevole di quanto non sarebbe probabilmente stata in un contesto più tradizionale.
Il clou della manifestazione c'è stato, come da prammatica, alla chiusura, con il concerto dell'ensemble Royal Wind Music (http://www.royalwindmusic.org/): un doppio sestetto fondato e diretto da Paul Leenhouts e formato esclusivamente da allievi ed ex studenti del Conservatorio di Amsterdam. Semplicemente mozzafiato. I dodici musicisti (diventati tredici in alcuni brani con il direttore) hanno suonato su strumenti rinascimentali costruiti da Adriana Breukink, dal soprano al sub-contrabbasso in Fa: un "cannone" di quasi tre metri d'altezza. Un'esecuzione impeccabile per intonazione, precisione negli attacchi e nelle parti all'unisono (con strumenti dalle dimensioni così diverse!) e per la ricchezza dinamica che sono stati in grado di offrire.
Complessivamente è stata una manifestazione molto ben organizzata, dall'eccellente livello artistico e tecnico, calata in un contesto urbano (Leida) da fiaba. Un vero peccato essere stato l'unico italiano presente e soprattutto che non ci fossero ensemble in rappresentanza del nostro paese.
La prossima edizione sarà probabilmente organizzata in Inghilterra, fra due anni: a chi potrà, consiglio fin da ora di partecipare, ma soprattutto spero che qualche ensemble italiano riesca a portarvi la propria musica.
Gianluca Barbaro (16-10-2006)