Avete mai sentito parlare di Christophe Sacchettini? So per certo che alcuni frequentatori di questo blog lo conoscono da tempo, ma sono altrettanto sicuro che questo nome suonerà sconosciuto ai più.
Si tratta di un flautista dolce francese (nella pronuncia del suo cognome l'accento va infatti messo sulla sillaba finale), molto attivo nell'ambito del cosiddetto "nuovo folk francese", mondo musicale nel quale gli viene riconosciuto un ruolo importante (vedi la pagina a lui dedicata su Wikipedia francese).
Ci sono alcuni elementi che rendono Sacchettini molto interessante anche per questo blog e per il flauto dolce in generale. Il primo è che al contrario della maggior parte dei fiatisti folk che utilizzano i più disparati strumenti, in concerto e nei dischi Christophe suona prevalentemente i flauti dolci (oltre alla cornamusa), dando a questa famiglia di strumenti un'importanza che è di grande soddisfazione per noi dolcisti.
Il secondo elemento di distinzione è che Sacchettini possiede e sfrutta ampiamente una tecnica dolcistica accademica. Anche qui, al contrario dei suoi colleghi fiatisti che per lo più si formano alla scuola della tradizione orale oppure presso altri strumenti "classici", Christophe riesce a far sentire realmente il suono e le possibilità del flauto dolce, con tutti gli usuali parametri critici (fiato, lingua, dita, e quindi intonazione e timbro) impostati in maniera eccellente.
Il terzo elemento riguarda la sua capacità di innovazione. Sacchettini è fra i fondatori di un etichetta/collettivo di musicisti che si chiama Mustradem: Musiques Traditionnelles de Demain. All'interno di questo apparente ossimoro si consuma un piccolo miracolo: la creazione e composizione di nuove musiche e nuove sonorità all'interno di un comparto molto tradizionalista. Così è possibile assistere a concerti nei quali centinaia di persone ballano in gruppo le più disparate danze tradizionali su musiche che, pur mantenendo la funzione ritmica di base per l'accompagnamento delle danze, spaziano armonicamente, melodicamente anche ritmicamente in domini alternativi. Sacchettini ha anche elaborato nel tempo alcune innovazioni o ibridazioni tecniche specifiche per il flauto dolce, la più evidente delle quali è un "soffiato" molto efficace realizzato tramite l'inclinazione del flauto rispetto alla bocca.
Probabilmente, però, l'elemento di maggiore impatto nell'ascoltare Sacchettini è un altro, molto più difficile da raccontare. La frase migliore che ho a disposizione è la seguente: sublimazione di un eccellente livello tecnico in un'espressività musicale viva e vitale.
Durante i concerti Sacchettini esegue temi molto difficili tecnicamente, magari in unisono con altri strumenti, e spesso improvvisa delle linee melodiche anche molto complicate. Eppure tutto funziona e tutto scorre come deve, senza lasciar trasparire (né alla vista né all'ascolto) alcun affanno o tecnicismo. È la musica a comandare (o per meglio dire, la sua funzione di accompagnamento alle danze).
Il frutto combinato di tutti questi elementi cui ho potuto personalmente assistere è stato un concerto-ballo in duo (con il fratello organettista diatonico) durato due ore e, inutile dirlo, interamente suonato a memoria (con ampie parti d'improvvisazione). Una performance eccezionale.
Parlo di Sacchettini perché è un grande interprete del flauto dolce contemporaneo, ma anche per i miei più modesti intenti polemici. Il fatto è che, ascoltando dei flauti dolci suonati in questo modo, viene da ridere a pensare a quelli che parlano di "tecnica da studiare in maniera storicamente corretta", e che credono che il flauto dolce sia uno strumento buono solo a suonare il repertorio antico. Non si tratta di pochi sfigati (come il buon senso indicherebbe), ma di una vera e propria ideologia pesantemente imposta agli studenti di diversi conservatori italiani ai quali viene fatto credere, come già ho avuto modo di scrivere, che il flauto dolce sia solo una vanga da riesumazione e non uno strumento che oltre a un passato, abbia anche un presente e un futuro.
Pensate che il flauto dolce sia morto? Andatelo a dire a Sacchettini!
Sacchettini per tutti!
Gianluca Barbaro